In un clima improvvisamente invernale, con la città di Nuoro interessata da piogge e improvvise raffiche di vento, si è svolta la quarta giornata di IsReal, il Festival di cinema del reale.

La programmazione è cominciata di prima mattina con due opere fuori concorso: il primo, “La cupola” di Volker Sattel, in proiezione alle ore 10. Il film, raccontando della realizzazione di un’abitazione futurista e bellissima, sulla Costa Paradiso, appartenuta ad Antonioni, rivela anche un aneddoto sulla Sardegna di quegli anni. “Michelangelo Antonioni voleva girare Professione Reporter sull’Isola rossa, ma la Regione non diede l’autorizzazione e il maestro andò in Spagna”.

A seguire, alle 11, “Il presagio del ragno” di Giuseppe Casu. Reti, zavorre, cavi e ancore raccontano un mondo tra terra e mare, gli ultimi interpreti di una millenaria tradizione estranea a qualunque stratificazione industriale: la pesca del tonno. Grande l’affluenza del pubblico, in gran parte giovane, a rimarcare l’impegno e la volontà degli organizzatori del Festival, in primo luogo il presidente dell’Isre Bruno Murgia e il direttore artistico Alessandro Stellino, di coinvolgere nella manifestazione soprattutto i ragazzi, sia con il concorso a loro dedicato, sia creando un’apposita giuria giovani.

Dopo la pausa, nel pomeriggio luci spente in sala e via con la “La famiglia chechena” di Martìn Solá: l’autore, dopo aver raccontato la resistenza palestinese e la prigionia nelle carceri israeliane, si sposta nel Caucaso per scavare nel profondo della spiritualità cecena, interrogandosi sulla fede e sulla religione come forme di resistenza.

Alle 17 spazio alla letteratura, con la presentazione del volume “Parole e immagini. Il caso Sardegna” di Paola Pittalis. Sono intervenuti Giovanni Columbu, Salvatore Mereu e Antioco Floris.

Alle 18.00è iniziato un altro film in concorso, “Sobre la Marxa” di Jordi Morató. La storia è quella di un uomo che per sfuggire alla civilizzazione costruisce vere e proprie città immaginarie. Garrel, il protagonista, è un personaggio originale e un utopista: sogna un mondo lontano dalle costrizioni sociali e si richiama a una vita atvica. Alle 21 poi l’attesa proiezione del capolavoro di Pietro Marcello, “Bella e perduta”. “Il film” spiega l’autore, che incontrerà il pubblico domani alle 11,30, “inizialmente era stato pensato come un viaggio sulle tracce di Piovene che, negli anni Cinquanta, fece per la Rai un’inchiesta sullo stato di saluto delle opere d’arte in Italia. Mi interessava capire quale fosse la temperatura del Paese oggi, sondarla per mezzo di un’indagine filmica, poi Bella e perduta si è trasformato in qualcosa d’altro”. Uno sguardo sul mondo originale e prezioso, quello di un bufalo di nome Sarchiapone.

A fine serata, il Presidente della giuria Giovanni Columbu ha rilasciato alcune dichiarazioni. Ecco la sua intervista.

Diceva Renè Magritte che la realtà non si percepisce, la realtà si crea. Giovanni Columbu, regista di documentari come Dialoghi Trasversali (1981) e Visos (1985) e di lungometraggi come Arcipelaghi (2001) e Su Re (2012), racconta la sua personale weltanschauung durante IsReal, dove ricopre il ruolo di Presidente della giuria.
“Sono lieto di essere il essere il primo presidente di giuria del Festival” dice “soprattutto perché i film visti sino adesso sono tutti molto belli, tutti molto interessanti. Fanno riflettere e hanno contenuti di innovazione, di ricerca e pensiero. Il mio grande apprezzamento per Alessandro Stellino, direttore artistico dell’IsReal, trova conferma nella scelta dei titoli proposti in programma”.
Columbu, cos’è il cinema del reale?
Un lavoro non troppo dissimile da un qualunque altro lavoro cinematografico. Gran parte dei miei lavori sono documentari, ma nella loro realizzazione mi sono trovato sempre in bilico tra l’aspetto documentaristico e quello di finzione. Visos è un esempio: nato come reportage, è diventato un documentario a sfondo antropologico, poi, trattando di sogni, inevitabilmente è sconfinato nella finzione. Ogni documentario rimanda molto al cinema in cui si racconta una storia a soggetto. Il doc non esclude un impianto ideativo, un approccio particolare, c’è ogni volta lo sguardo di chi racconta.
Lei presenta all’Isreal anche un corto, fuori concorso: L’autobus. Che film è?
Una storia d’amore, prima di tutto, ed è un qualcosa questa che non ho mai girato prima. Torniamo ancora al discorso che abbia fatto. L’autobus è un corto nato con una sceneggiatura, che poi ha finito in certa misura per diventare un documentario. I due ragazzi protagonisti si innamorano davvero, si crea una simpatia vera mentre recitano”.

Finzione e realtà, ancora una volta, si fondono.

Per info
Istituto Superiore Etnografico della Sardegna
Via Papandrea, 6
08100 NUORO
tel. +39 0784 242900

IsReal Festival


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Enzo torna a casa dopo una lunga assenza e nel tragitto ripercorre i luoghi del suo passato, ricercandone i tratti ormai scomparsi: Genova, livida città di mare, è ormai in dismissione. Inizia così La bocca del lupo, primo film fuori concorso del regista e sceneggiatore casertano Pietro Marcello (Auditorium Lilliu, 8 aprile alle ore 18). Nella vecchia casa del centro storico l’aspetta Mary, la compagna di una vita. Nella loro piccola abitazione si sono attesi e amati per tanto tempo, a distanza, per mezzo di audiocassette inviate di nascosto tra le sbarre di un carcere. La bocca del lupo è un’ode malinconica a un mondo perduto e un’affermazione di libertà assoluta. In controtendenza rispetto al cinema contemporaneo, Pietro Marcello rifiuta il digitale e adotta la pellicola, lavorando con la testura in maniera archeologica.

Bella e perduta (9 aprile, ore 21) racconta invece di Pulcinella, servo sciocco incaricato di mantenere il dialogo tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Inviato nelle viscere del Vesuvio per esaudire le ultime volontà di un pastore, custode dell’antica reggia di Carditello, abbandonata nelle campagne del casertano, dovrà mettere in salvo un giovane bufalo di nome Sarchiapone.

Pietro, la retrospettiva rientra nell’Arte del reale. Qual è il tuo sguardo sulla realtà?

“La realtà di per se non esiste, esiste la trasposizione del reale. Lo sguardo sulle cose. Reale può essere anche la ricerca di una fuga dalla vita. Io racconto l’Italia, il territorio e la sua umanità. I personaggi delle mie opere sono come l’uomo in rivolta di Camus, che si ribella alla modernità che non si prende cura delle cose e che invece si preoccupa, presta attenzione a ciò che è stato, è stato tramandato, ha cura morale, prima che materiale”.

In una chiave esistenziale, potremmo parlare di un uomo ferito in un mondo ferito.

“L’industrializzazione posticcia ha creato solo ferite. Siamo intrisi di bellezza e di memoria ma siamo diventati profondamente cinici. Carditello potrebbe essere un patrimonio assoluto, diventa una discarica. Bella e perduta è una metafora: quella reggia rappresenta tutti noi”.

Qual è la via d’uscita da questo buio che ci avvolge?

“La terra: che si rigenera, che si ribella per prima. La rivolta esistenziale come unica strada. Il bufalo è la chiave per capire dove dobbiamo posare lo sguardo: un animale considerato inutile, oggi, perché non produce direttamente qualcosa. Che può diventare un amico, come al tempo dei romani, se solo riusciamo a rovesciare lo sguardo”.

Gli applausi accompagnano i titoli di coda. La sala si illumina e i ragazzi della Giuria giovani si guardano intorno soddisfatti, mentre si preparano a elaborare i giudizi sui film appena trasmessi. I pareri divergenti e le diversità di vedute animano da subito il confronto, mentre due di loro discorrono sulle tecniche di regia e sulle tematiche affrontate dalle due giovani registe, pressoché loro coetanee.

Traspare un fermento e una curiosità intellettuale tipicamente giovanile e le idee e gli spunti circolano vorticosamente, facendo emergere nuove energie e prospettive interessanti.

– IsReal è il reale. E il reale è giovane?

“L’elemento comune dell’età ci mette a nostro agio. Qui a IsReal ci sono moltissimi giovani, e registi con cui poter dialogare e rapportarsi con loro senza confini generazionali. Possiamo porre ai registi ogni tipo di quesito sul film, per esempio io ho chiesto – interviene Daniel- sulle difficoltà nel girare su terre ostili alle donne”.

“Infatti – risponde Irene Dionisio – gli uomini tunisini, durante la lavorazione del documentario “Sponde. Nel sicuro sole del nord”, non rispondevano a me, ma al fonico.” Si avvia un dibattito sui rischi che si corrono a girare con una macchina da presa in territori poco
frequentati, sul coraggio del voler documentare la realtà.
“Non conta l’età – prosegue Carla scuotendo la testa- ma la mentalità. Il punto di vista cinematografico di un regista esperto offre prospettive di maturità di cui noi giovani necessitiamo.”

– Il direttore artistico Alessandro Stellino propone un ricambio culturale generazionale. Si inizia da IsReal?

“Sicuramente IsReal offre una possibilità. E’ già un ottimo inizio”.

Proseguono i lavori. La vivacità con cui discutono sulle società maschiliste, sulla peculiarità dei documentari, sulle prospettive generazionali danno la misura di quanta qualità ci sia nelle loro parole e di quanto sia importante valorizzare questa generazione, sia essa di futuri critici cinematografici o di semplici spettatori. (m.a.g.)

E’ iniziata alle ore 16 la seconda serata di IsReal, il primo Festival di cinema del reale della città di Nuoro. Nella sala dell’Auditorium Giovanni Lilliu è andato in scena “Il silenzio” di Pelesian, di Pietro Marcello. Il film solleva un problematica affascinante: come si filma un cineasta? Marcello risolve la questione impiegando gli stessi strumenti del maestro: il montaggio e il sonoro.

A seguire, dalle ore 18, sono stati proiettati i primi film in concorso: “Territory” della giovane regista inglese Eleanor Mortimer, e “Sponde. Nel sicuro sole del Nord” di Irene Dionisio, storia di un’amicizia possibile tra Tunisia e Lampedura. Alle 21 infine “The living fire”, di Ostap Kostyuk, un ritratto poetico e malinconico, a tratti fiabesco, di una comunità apparentemente perduta nel tempo attraverso lo sguardo di tre generazioni.

Eleanor Mortimer, londinese di 28 anni, racconta la sua pellicola in questo modo: “Ho voluto posare uno sguardo ironico su un lembo di terra di confine, Gibilterra, dove gli abitanti del luogo convivono con una particolare specie di macachi. Gibilterrà è un luogo particolare, dove spesso i popoli delle due sponde tendono a pizzicarsi a vicenda, a provocarsi senza dialogare. Mi piace pensare che in questo contesto ci sia un terzo sguardo, quello degli animali, che godono di una particolare libertà, che li porta a stare dove più hanno piacere: ad avere mobilità. Questo film riguarda lo spazio e il movimento di animali e uomini”.

Eleanor racconta anche del suo nuovo progetto: “Sarà una storia più complessa, un lavoro più lungo, dove catturerò le voci prese al tlefono dei migranti che si trovano in un altro luogo di confine: Calais, in Francia”.

Qui l’intervista video:

Irene Dionisio, torinese di 28 anni, spiega invece il suo “Sponde, Nel sicuro sole del Nord”. Anche qui si parla di mondi che dialogano tra loro osservandosi in maniera speculare: quello della Tunisia e quello di Lampedusa. “Il punto di vista del film è quello dell’orizzonte. Ognuno ha la sua meta, il suo obiettivo; le storie parallele fano intrecciare persone e destini, in una ricerca costante di speranza. Sponde è la storia di due uomini, Mohsen e Vincenzo: il primo conserva oggetti e indumenti dei migranti che non ce l’hanno fatta a superare il mare, il secondo offre una degna sepoltura ai loro corpi”. La regista è sicura: “Il cinema supera le distanze, solo attraverso la comprensione reciproca è possibile trovare nuovi equilibri”.

Qui il video dell’intervista:

Per approfondimenti
www.isrealfestival.it

Grande successo di pubblico per la prima giornata di IsReal, il Festival di cinema del reale in programma a Nuoro dal 6 al 10 aprile. La giornata si è aperta con la straordinaria performance di Gavino Murgia. Il musicista nuorese ha sonorizzato dal vivo le immagini del film di Artavaza Pelejan, ‘Le Stagioni’. A seguire la proiezione in prima assoluta del film di Enrico Pau L’accabadora. Queste le dichiarazioni dei protagonisti e dei partecipanti.

A parlare del film il regista cagliaritano Enrico Pau (nella foto) si commuove. “E’ un’opera che ho in pancia da anni, quasi da dieci. E’ un tributo che ho voluto dedicare a mia madre e alla Sardegna del Dopoguerra. Una terra sventrata, distrutta, ferita ma combattiva. Nella figura di questa donna, riportata da una sfera ancestrale a una dimensione moderna, ho voluto far emergere la libertà e la volontà della donna. E’ bello pensare che la prima sia avvenuta proprio qui, a Nuoro, nel cuore dell’antropologia sarda: la mia Accabadora va però in controtendenza rispetto alla tradizione, presentando il travaglio interiore di un personaggio oggi più che mai attuale”.

Il produttore romano Francesco Panphili spiega perché abbia voluto fortemente questo film. “Ho un legame radicato con la Sardegna e con la sua gente: qui ho innanzitutto trovato persone di una qualità professionale e umana straordinarie. In secondo luogo sono rimasto affascinato da questa storia che è una metafora: quella della donna di ogni tempo che cerca in tutti i modi di sfuggire al proprio destino e di conquistare la sua libertà”.

Entusiasta l’Assessore regionale alla Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport Claudia Firino: “Sono felice per l’opera e per il coraggio dell’Isre, che è riuscito a coinvolgere Sardegna Film commission e Fondazione Banco di Sardegna in un progetto che rafforza tutto il territorio e lo fa crescere. Sono lieta di annunciare che nella nuova legge Finanziaria sono state confermate le risorse per fare in modo che questo progetto vada avanti”.

Emozionato e felice del successo ottenuto dalla prima giornata del festival Bruno Murgia, presidente dell’Isre: “Oggi con IsReal abbiamo vinto una scommessa importante, coinvolgendo il territorio e la sua popolazione in una cinque giorni intensiva. La risposta entusiastica del pubblico conferma l’importanza della cultura e dell’arte come strumenti di riflessione, di dialogo e di sviluppo”.

Carlo Mannoni, Segretario generale della Fondazione di Sardegna: “Siamo riusciti a modulare il contributo in maniera brillante, siamo certi che questa iniziativa diventerà l’enzima per far germogliare e crescere le attività del Festival e quelle ad esso correlate”.

E’ intervenuto anche il sindaco di Nuoro, Andrea Soddu: “Questo Festival è uno strumento fondamentale per la città in ragione di una filosofia unisce il nostro microcosmo nuorese al mondo. L’auspicio è che sia il trampolino di lancio per una piattaforma culturale regionale più vasta. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo evento”.
Alessandro Stellino, direttore artistico del Festival, sottolinea un aspetto: “E’ bello pensare che IsRealfestival sia già uno strumento che mette in moto la politica culturale italiana. Abbiamo puntato sui giovani: giovani registi, giovane pubblico”.

Molto emozionata Stefania Grilli, co-autrice dei costumi (insieme ad Antonio Marras): “La mostra è impeccabile, allestita da professionisti, invito il pubblico a visitarla in questa cinque giorni. Grazie all’Isre che ha valorizzato un lavoro importante”.

IsReal Festival

Da oggi e per i prossimi cinque giorni Nuoro diventa crocevia internazionale di artisti, storie, proiezioni e visioni. Prende il via Isreal, il Festival di cinema del reale.

La manifestazione comincia alle 19 (ma è preferibile che abbonati e possessori di biglietto arrivino all’Auditorium Giovanni Lilliu già dalle 18,30) con le note di un’ouverture musicale: ‘Le Stagioni’ di Artavaza Pelejan. A interpretarla, la magia del sassofono di Gavino Murgia.A seguire, la proiezione in prima mondiale de L’accabadora, l’attesissima pellicola del regista cagliaritano Enrico Pau.

Per tutta la durata del Festival, sarà possibile ammirare i costumi del film, realizzati da Stefania Grilli con la supervisione di Antonio Marras.

La serata è sold out; si possono ancora effettuare abbonamenti e prenotazioni per le prossime giornate del Festival – che chiude domenica 10 aprile – chiamando il numero 0784 242903 oppure il 3772845336.
Qui il programma: https://www.isrealfestival.it/programma-2016/