Conosciutisi alla Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Tolosa, Thivolle e Boureima si incontrano nuovamente sulla panchina di una piccola piazza, dove il secondo trascorre gran parte della sua quotidianità tra passanti e clochard. Filmando la sua erranza urbana, Thivolle scopre che l’altro è figlio di un Re di una tribù del Niger il quale, a sua volta, è stato tra i protagonisti di Les temps du pouvoir, film etnografico di Eliane De La Tour. Tra promenades urbane, ricognizioni tra i cassonetti della spazzatura e sedute di visione collettiva di estratti del film, pedinando il suo uomo con mezzi di fortuna, l’autore costruisce un passo a due dal quale emergono bizzarrie e pensieri del personaggio. La voce di Boureima è quella dei subalterni del mondo, discendenti di sovrani che si ritrovano ridotti ai margini della società e si esprimono in una forma di delirio, un soliloquio che Thivolle filma con occhio discreto e pervicace.