“Un film che con una materia grezza, frammentaria e orchestrata con originalità, riesce a trasportarci in un’esperienza estetica e politica di rara forza e bellezza. Il suo bianco e nero trasforma la realtà in una riflessione sulla lotta e la sopravvivenza dei viventi, uomini, animali, terra, con un finale di pura meraviglia e stupore che ci dà la vertigine del nostro essere al mondo”.
Con questa motivazione Meteorlar di Gürcan Keltek si è aggiudicato il primo premio (3500 euro) della seconda edizione di IsReal – il Festival di cinema del reale dell’Isre di Nuoro. La giuria composta da Alessandro Comodin (regista), Manuela Buono (produttrice e distributrice) e Lorenzo Giusti (direttore del Museo MAN e dal 2018 della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo) hanno votato all’unanimità per il film turco.
L’opera prima di Gürcan Keltek – nato a Izmir nel 1973 – racconta un Kurdistan sconvolto dalla repressione: tra le rovine di una guerra taciuta e rimossa, laddove la variazione di registro tra immagini di repertorio girate in prima linea, la narrazione in capitoli e l’interpretazione della scrittrice Ebru Ojen con passi scelti dal suo libro The Vaccine sembra rispondere a una necessità non solo artistica ma anche politica. Quando il potere impone l’uso della forza e la repressione delle minoranze come unico strumento dialettico, è più che mai necessario trovare un altro linguaggio per poter parlare. E nuovi occhi per tornare a vedere.
Il secondo premio (2000 euro) va a Spectres Are Haunting Europe di Maria Kourkouta e Niki Giannari, sugli eventi di cronaca legati ai profughi di Idomeni, con la seguente motivazione: “Inquadrature parziali di corpi e di masse, dettagli e frammenti di un’umanità sofferente, voci che chiedono dignità. Il film riporta un angolo d’Europa in preda a migliaia di occhi ciechi e orecchie sorde. Durante lo scorrere delle immagini sullo schermo, il camminare cambia di significato : sentiamo così la necessità umana dell’andare, il desiderio rabbioso di essere riconosciuti, la tragica constatazione della propria impotenza. Il film rimanda alla condizione del migrante in ogni epoca e luogo, echi orribili della storia del ‘900 e non solo. Qui si ribalta il punto di vista e si mette in discussione il nostro ruolo di spettatori e cittadini passivi, consumatori bulimici di immagini già perdute”.
Il premio della Giuria giovani va a Moo Ya di Filippo Ticozzi, “per la capacità di raccontare con sensibilità e spontaneità tanto le piccole gioie della vita quotidiana quanto le atrocità e le violenze della guerra civile; per la bellezza delle inquadrature che offrono prospettive singolari e mai scontate; per lo sguardo del regista che sa essere allo stesso tempo tradizionalmente documentaristico e orientato all’innovazione”.
“Sono molto felice del successo di questa edizione”, spiega il presidente dell’Isre Giuseppe Matteo Pirisi, “abbiamo omaggiato la settima arte con una rassegna ricca, che ha trovato un ottimo riscontro di pubblico e che ha avuto come fil rouge uno sguardo aperto sul Mediterraneo. La nostra convinzione, infatti, è quella che non si debbano costruire muri, ma erigere ponti di dialogo e di speranza”.
“Si è trattata di un’edizione di grande successo su tutti i fronti”, conclude il direttore artistico del Festival Alessandro Stellino “abbiamo scommesso su un programma ancora più ricco di quello dell’anno scorso, con venticinque film presentati nell’arco di sei giorni e una costante affluenza di pubblico anche nelle fasce mattutine e pomeridiane, raggiungendo oltre le 3000 presenze. Gli spettatori hanno risposto alla programmazione con grande passione e curiosità, trattenendosi in sala per discutere dei film con i registi e dimostrando di aver gradito l’orientamento della selezione e le scelte artistiche alla base di essa. Gli stessi autori si sono dichiarati entusiasti e sorpresi di fronte all’accoglienza riservata alle loro opere. Si tratta di un’esperienza che può solo crescere e migliorare e sono lieto di essere già stato confermato alla guida della prossima edizione, da tenersi nella primavera prossima, perché significa che il lavoro fatto fin qui è stato valido e ci mette nelle condizioni di svolgere al meglio, e da subito, quello per il 2018”.